Tra dotti occhi da demonio

L’autore

Filosofo e insegnante, Jean-Claude Pelli si è laureato all’Università di Pavia e vive a Lugano,

in Svizzera.

È autore di testi poetici editi in francese e italiano, e di un saggio su Ludwig Wittgenstein.

Per le Edizioni Joker ha già pubblicato nel 2009 il romanzo Autorevole amore.

È sposo di Heidrun e padre di Lena.

Sito dell’autore: www.lesmots.info

Jean-Claude Pelli

Tra dotti occhi da demonio

ISBN-13: 978-88-7536-272-0

2010

pp. 342

cm 13*20,5

€ 23,00

I testi

In questo romanzo di Jean-Claude Pelli, ancora una volta esemplare della palpitante ricercatezza della prosa, assistiamo a due storie parallele. Una è quella del protagonista che si aggira in luoghi reali e della mente, come la casa che esprime l’intimo di chi la abita e la città di Parigi che riassume in sé tutte le città, le passioni e le teorie, dedito alla coltivazione di rapporti di amicizia come affinità elettive, alla coltivazione del pensiero raffinato e del gesto pacato, del dialogo e della mitezza. Una storia di amicizia, amore, formazione ma anche di morte.

L’altra è un labirinto, una foresta di sensazioni auditive, visive, tattili e gustative che percorrono tutto il libro nel tentativo, impossibile e per ciò stesso affascinante, di esaurire senza fretta la pienezza della sensazione di un attimo, nel quale durante una conversazione sulla poesia o su Wittgenstein una musica può attraversare l’aria mentre gli occhi godono di uno scorcio familiare, e le papille gustano un vino pregiato. Anche perché spesso la migliore risposta ad una domanda filosofica può essere proprio una musica, o una pittura.

Tutto questo poiché nostro compito è renderci degni dell’altezza del nostro stesso pensare, ma anche perché la verità e la bellezza si mostrano continuamente a noi, occorre solamente depurarsi dalle scorie e aprirsi ad esse, un po’ come fa il narratore che spesso saluta il lettore all’inizio di un capitolo invitandolo a entrare nella sua casa, che è la sua città, ossia il risultato di un dialogo tra civiltà, e soprattutto – il filosofo del Tractatus avrebbe ovviamente approvato – il suo modo di pensare il mondo.

 

Sandro Montalto

Anche Robert ha un posto rilevante nella mia storia. Alla Sorbona m’insegnò filosofia della scienza. Ma discutevamo poi di lingua e della Parigi colta, bevendo insieme alla Rotonde, giusto all’angolo di métro Vavin, nel 6. Arrondissement dove egli vive, al 45 della stessa rue Vavin.
Ricordo: mi era cresciuta un po’ di più la barba, al rientro a Parigi, dopo un mio breve soggiorno a La Rochelle che mi sembrò eterno: e rividi con esultanza Robert (e il suo sarcasmo buono) in quella strada, pensandolo allora identico a un’ancora posata al giusto luogo nel mare di città.
Robert colleziona le cose rare che trova in città, che ne raccontano cronologie, e ama affermare che l’effetto in una lingua è potere. Sostiene io abbia un discorso avvenente. Per questo incoraggiamento duraturo continuo a essergli grato. Ci frequentiamo parecchio; viene a trovarmi alla Plaine de Monceaux, porta spesso dei fiori a Margot. Ella come lui sta seguendo la scrittura della mia storia, che si forma brano dopo brano, con fatiche che sembrano gioie. Per questo, con noi, è entrato anche lui in contatto con Ester, che sta vivendo adesso una certa difficoltà attraverso i suoi ricordi. E da Ester oggi Robert ha voluto accompagnare Margot, forse anche per dare una spinta alla mia stessa storia.

Glicine e sole alla casa di Ester, una dimora che da rue Cuvier si affaccia sul Jardin des Plantes e sembra immersa in un bellissimo sonno. E dal lungo ballatoio centrale, poi, il volto un po’ impassibile della proprietaria accoglie gli ospiti.
Robert rispose al cenno:
– Grazie di tanta accoglienza in questa casa raggiante.
– Bonjour Madame. – disse Margot, salutando con la mano alzata.
– Bonjour, siete tanto cari. Grazie infinite! Sapete quanto timore abbia ancora con me, e forse il peso degli anni. A tratti mi sentirei estranea a questo mio bel mondo.
Robert la consolò subito: – Ma vi aiuteremo. Siate adesso come il giorno che nasce. Aprile è re; quindi datevi questa pace per un po’.
– E sapete anche che Jacques lo desidera. – si pronunciò Margot. – Vi portiamo il suo pensiero cordiale. Rallegratevi.
Robert aveva una maniera unica di guardare le persone. Quando ascoltava sembrava una serpe giunta all’attimo di mordere la preda; i suoi occhi al momento paralizzavano. Ma non era vero; bisognava conoscere Robert. Quegli occhi erano benevoli, pieni di interesse. Egli era perfettamente concentrato sulle parole che sentiva. Poi rispondeva, con altrettanta qualità.

– Veramente. Lui ed io siamo stati insieme a Versailles, l’altra settimana; e nel parco con scioltezza abbiamo ripercorso un’altra volta i momenti della sua infanzia. Certo non vi serba rancore. Voi, ritengo, appartenete a questa storia col moto di un simbolo. Il vostro ruolo è necessario; oggi la felicità di Jacques vive in un’accezione appropriata.
– E avete attraversato intense esperienze, Ester; ora le lascerete approdare alla loro espressione più serena. – aggiunse Margot.
– Ho conosciuto il giovane Jacques, e fui un suo professore, lo sapete. Il suo costante impegno allietava; percorreva l’apprendimento con consueta passione. Dimostrava candore di spirito e per questo lo sapevo ormai già distante da ciò che sembra darle così gran pena, signora Ester.

[…]

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