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Prefazione
Il teatro è
una forma meravigliosamente viva, vitale, mutevole, che da
sempre si muove in mille direzioni ora corteggiando
l’evoluzione e involuzione dei tempi ora contrastando mode e
costumi, appellandosi al reale e al surreale, insistendo su
tematiche sociali o su visioni irreali, abitando il passato,
il presente e il futuro. Nonché, spesso, e fortunatamente,
molte di queste cose allo stesso tempo, negli stessi testi,
presso gli stessi autori.
Questo soprattutto se osserviamo, come ci interessa
principalmente fare, il teatro degli scrittori, testo
scritto che poi trova ovviamente una sua identità
scenica, e non il teatro che nasce sulla scena e vuole fare
a meno del testo, risolvendosi spesso (anche se non sempre)
in spettacoli di scarso contenuto, che appagano l’occhio (o
lo saturano) ignorando gli altri sensi, e così, a conti
fatti, tradendo la dimensione plurisensoriale e
sumultanea, di immersione fisica totalizzante che
il teatro per sua natura prevede.
Ma, polemiche a parte, che peraltro richiederebbero un tempo
e uno spazio ben maggiori per essere degnamente affrontate,
ciò che conta è specificare come questa antologia abbia
voluto sinergizzare l’opera di dieci diversi autori, di
diverso stile ed estrazione, accomunati dalla volontà di
scrivere un testo, ossia dall’idea che alla base del
teatro ci sia un testo che vive di vita propria, e che emana
il suo statuto anche qualora il risultato sul palcoscenico
sia una rielaborazione più attenta alle esigenze sceniche a
costo di sacrificare alcune di quelle letterarie. Un teatro,
insomma, costituito da un testo che da una parte si può
leggere con piacere in quanto opera scritta, dall’altra
contiene già una visione teatrale, ossia scenica e
registica, magari (come spesso avviene anche nei capolavori)
non specificata a livello di istruzioni registiche ma
presente tra le righe, in una battuta recitata, in un
ammiccamento, in un’accezione.
Il teatro cambia sempre, come dicevamo, diffondendosi in
mille direzioni; i più diversi autori, spesso conosciuti per
produzioni di diverso genere, producono in semiclandestinità
anche opere teatrali di valore, interessanti in quanto non
prodotto di una tentata autoaffermazione ma filtrazione di
esperienze lavorative, poetiche, critiche, artistiche,
spesso anche attoriali.
I testi presentati in questa antologia sono opera di dieci
autori particolarmente diversi tra loro per origine, stile e
professione.
Francesca Bartellini lavora nel mondo dello spettacolo in
qualità di autrice, regista e attrice, oltre ad occuparsi di
filosofia, e ci presenta un futuro nel quale una donna-prete
cattolico trova un nuovo sguardo sulla realtà nel momento in
cui decide di elaborare i propri dubbi grazie all’intervento
di una voce esterna che la costringe al dialogo; allo stesso
modo Danilo Caravà è autore, regista e critico teatrale, e
ci presenta una sorta di Pantheon moderno nel quale eroi e
divinità sono abbassati (ma si tratta di vero abbassamento?)
e vivono la loro vita nella nostra quotidianità, forse
spingendoci a fare il percorso contrario e trovare nel
nostro oggi scintille senza tempo. Attivi nel mondo del
teatro come autori e registi sono anche Alessandra Carlini,
che affronta con dolorosa ironia lo smarrimento e la
solitudine di una giovane donna, e Luca Ferri, anche
prosatore e partecipe di felici collaborazioni con il mondo
della musica, che ci presenta un curioso testo di matrice
patafisica. Ugualmente attive nel mondo del teatro, oltre
che studiose, sono Maria Elena Germinario, che ci consegna
una storia sognante e tragica al tempo stesso nella quale
situazioni surreali e un dialogo illusorio parlano ancora
una volta di una estrema solitudine, e Karole Manfredi,
romanziera oltre che drammaturga, autrice di una sorta di
giallo teatrale teso a mettere alla berlina l’ipocrisia e i
complessi rapporti aggressivi che si possono scatenare
all’interno di un gruppo di persone.
Legati al mondo della psicologia e della psicoanalisi,
invece, sono Antoine Fratini, che inscena un gioco di ruoli
nel quale realisticamente i matti e i sani si scambiano i
ruoli, e Luca Zendri che propone una storia in costante
bilico tra reale e surreale dove si scava tra le pieghe del
linguaggio parlato alla ricerca di traumi, pulsioni, ferite,
memorie.
Dal mondo della scrittura poetica, della drammaturgia e
della musica proviene invece Andrea Laiolo, autore di una
commedia - peraltro nata in stretta collaborazione con
l’attrice che l’avrebbe messa in scena, dando così vita
(come era esplicito anche a livello editoriale nell’opera
precedente Le intronate) ad un testo dalla duplice
forma e destinazione – nella quale l’attrice, che vuole dare
vita alle sue storie e sfogo alle sue voci, si trova a
recitare nel nulla, in una ipotetica assenza di pubblico che
interpreta orgogliosamente ma la porta a eloquenti
cortocircuiti.
Invece dal mondo della scrittura principalmente poetica, e
dalla professione medica, arriva Antonio Spagnuolo, il quale
arricchendo il volume di un genere altrimenti assente
propone un testo assimilabile al “teatro borghese” nel quale
la parola è osservata mentre cerca di creare legami e
costruire storie ma non fa che denunciare il vuoto e
reprimere le emozioni.
Si tratta dunque, come è chiaro, di testi che in qualche
modo indagano le stesse questioni: la solitudine, la parola
che dovrebbe guarire e consolare mentre quasi sempre soffoca
e si fa arma di offesa o anestetico, i rapporti
interpersonali, ma interrogano anche la parola teatrale
stessa, e il suo rapporto con la parola scritta. E sono
tutti testi che, con le dovute differenze, si segnalano per
la loro qualità di scrittura e allo stesso tempo per le
qualità specificamente teatrali dell’organizzazione. Oltre a
manifestare, e non è cosa da poco, una chiara volontà di
raccontare delle storie, la consapevolezza che in teatro il
gesto, la voce, la parola, la scena, sono al servizio di una
idea del mondo, la quale si concretizza sempre in storie, e
non in astruse partiture di segni lasciati, talvolta del
tutto, all’interpretazione del pubblico.
C’è poi anche la questione editoriale, che come è noto ha
condannato quasi tutti i testi teatrali pubblicati in Italia
ad uscite magari curate ma sprovviste di una struttura
solida e organica alle spalle, in collane non riconoscibili
e senza un progetto a monte bensì dedicate ad altro, o sotto
forma di autoedizioni, strenne e via dicendo. Accade così
che testi spesso di valore non hanno la dovuta
distribuzione, o comunque (essendo la questione della
distribuzione una tragedia anche organizzativa ed economica)
il supporto di un marchio che si conquista nel tempo una
reputazione. Riuscire invece a pubblicare testi di valore in
una stessa collana, come cerchiamo di fare, e tentare di far
reagire tra loro le diverse esperienze può essere la tappa
importante di un percorso nella quale l’editoria può per
un momento prendere il posto del palcoscenico e
presentare al meglio ciò in cui crede, abituando i lettori
al linguaggio teatrale e contribuendo così ad una diffusione
del teatro a nostro avviso più efficace, completa,
antiaccademica (o meglio antimuseale) e profonda.
La speranza, ora, e ci auguriamo che non sia anche questa
volta una speranza vana, è che gli autori siano in grado di
leggersi e scambiarsi esperienze, di fare gruppo senza
dipendere dalle organizzazioni ufficiali che tutto
appiattiscono e rendono farraginoso, e che si trovino luoghi
nei quali allestire sempre più spesso le opere di chi sta
fuori dai circuiti e dalle cricche, dimostrando così come il
teatro contemporaneo sia tutt’altro che morto o adagiato su
presunte mode. E’ invece vivissimo, sperimenta mille
soluzioni pur senza avere l’ingenua speranza di dire cose
realmente nuove (sarà poi necessario?), ma soffre
dell’indifferenza del pubblico, e ancor più, per quanto
folle possa sembrare, degli autori stessi troppo spesso (e
questo vale per qualsiasi espressione artistica) vittime di
un narcisismo suicida che fa loro preferire l’oblìo
collettivo alla collaborazione, all’apertura all’altro e a
un poco di generosità.
Sandro Montalto
Indice
Sermones di Francesca Bartellini
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Punktheon di Danilo Caravà
u
Care ragazze di Alessandra Carlini
u
Scacciagatti, o elezione del gran satrapo [o epifania di
barbagianni] di Luca Ferri
u
Gabardìn di Antoine Fratini
u
Effe. Luna. Frammenti di Frida di Maria Elena Germinario
u
Donna a-gogna di Andrea Laiolo
u
La sposa bianca di Karole Manfredi
u
Il cofanetto di Antonio Spagnuolo
u
Capodanno di Luca Zendri
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